Registratevi per essere informati sugli Eventi
Se volete lasciare un commento su FaceBook cliccate:
Commenti, Opinioni, Recensioni
Tortellini PERLA VERDE fatti rigorosamente a mano con sfoglia agli spinaci e ripieno alla bolognese con carne, mortadella e vecchi sapori dell’Emilia-Romagna.
Un piatto storico e concreto che si può condire con burro e parmigiano, con la fonduta di parmigiano e un po’ di noce moscata, oppure a proprio gusto.
Il vero tortellino a Sfoglia Classica, da cuocere in brodo di cappone, con il quale si può assaporare in tutta la sua storia e il suo gusto, che fa parte dei veri sapori tipici dell’Emilia-Romagna.
Un tortellino fatto a mano con i valori della tradizione e con tanti anni di passione e di studio, riportando semplicemente alla realtà una ricetta storica e buona.
La domenica, per pranzo, Spadafino propone il bollito misto da gustare con le sue salse speciali.
Tortellini in brodo
Bollito con salse alla modenese
2 calici di Lambrusco
35.00 euro a persona
Il menu di Spadafino propone crudità, primi, secondi e antipasti a base di pesce fresco.
Come vuole l'antica tradizione dell'Emilia Romagna la pasta viene lavorata rigorosamente a mano.
La cantina del ristorante propone etichette nazionali ed internazionali pregiate e rinomate. Vini e champagne tra i più prestigiosi, selezionati per essere sapientemente abbinati ad una cucina dai sapori semplici e ricchi di gusto.
Tra i prodotti di prima scelta, Spadafino ha selezionato il baccalà di Grisaldo; è un baccalà pregiato, pescato ad amo nell'Atlantico, che viene immerso nell'acqua ghiacciata subito dopo la pesca, in modo da iniziare il processo di salatura, dopodiché in salamoia e poi sotto sale. Il processo di dissalatura avviene lentamente e in modo naturale dopo almeno tre mesi.
Tra i prodotti di alta qualità anche il pescato scelto da Spadafino è rigorosamente fresco e a kilometro zero.
Il menu spazia dalla cucina tradizionale italiana a quella regionale dell'Emilia Romagna, con l'accento su quella tipicamente modenese, proposta in maniera semplice con le ricette ed i prodotti del territorio.
Prodotti e ingredienti semplici ma solo di prima scelta, selezionati con cura per un risultato di assoluta qualità.
Ogni ingrediente utilizzato per la preparazione dei piatti proviene dal territorio circostante. Il risultato è una cucina semplice e genuina, come a casa.
ANTIPASTI
Crudità di crostaci in corbeille di frutta
Carpaccio del pescato del giorno
Tartare di tonno alla mediterranea
Tartare di salmone affumicato ”Balik” con patate schiacciate
Calamari gratinati, asparagi e anacardi
Alici marinate Lampara e cipolle agrodolce
Seppie e piselli, come una volta
Il vapore; Razza e canocchie alla marinara
Grill di polpo con finocchio e ricotta
PRIMI
Gnocchetti G… Scampi e pochero di verdure
Spaghetti Mancini: Da Roma a Cervia…Caccio pepe e cozze
Passatelli, mazzancolle e tris di zucchine
Risotto acquarello Don Minzoni...Asparagi e calamari
Pacchero alla puttanesca...Non come una volta:
Cappero, acciughe Cantabrico e olive taggiasche
SECONDI
Crock di mazzancolle con carciofi fritti
Pane e tonno …Hamburger di mare: Caviar di melanzane,
Crunch di spinaci e contorno di topinambur
Rana pescatrice all’acqua pazza e verdure
Pintox di baccalà tiepido su crema di piselli e caponata di verdure
Capesante americane in twins rapa:
Puree di sedano rapa e dadolata di rapa rossa
Pescato del giorno
Ci sta! … Il fritto
ANTIPASTI
Battuta di Wagyu a modo tuo
Culatello di Zibello (Spigarolli)
Filetto di Chianina all’olio profumato
SELEZIONE DI AFFETTATI MISTI
Gnocco fritto
Tigelle
PRIMI
Tortelli perla verde e fonduta di parmigiano
Tagliatelle al prosciutto di Parma
Classica gramigna alla Modenese
SECONDI
Cotolette “orecchio d’elefante”
Filetto di manzo all’aceto balsamico
Tagliata Wagyu con contorno a scelta
Couscous all’arancia
Hummus
Tagliatelle di zucchine aromatizzate
Pinzimonio
Misticanza di stazione
Verdure alla griglia
Patate al forno
Pastiera napoletana
Torta di riso
Tenerina
Tiramisù
Mousse di caprino e cocco,
zuppetta di fragola al Grand Marnier
Dai Tortellini all’Aceto Balsamico, la cucina di Modena è sinonimo di prodotti e di piatti famosi, eccellenze talmente popolari che sono ormai simboli della tradizione gastronomica italiana, diffusa in tutto il pianeta.
Modena ha una tradizione a base di pasta sfoglia ottenuta impastando uova e farina. Qui sono nati i leggendari Tortellini, che pare siano originari di Castelfranco Emilia, grazie al titolare dell’Osteria Corona che spiando dalla serratura della camera di una sua ospite rimase talmente colpito dalla sensualità del suo ombelico tanto da volerne riproporre la forma. Nasce così il tortellino e proprio nella piazza del paese, Piazza Aldo Moro per essere precisi, si può ammirare un opera con al centro proprio un tortellino di bronzo che ne ripropone l'episodio descritto.
Il ripieno invece è da sempre oggetto di disputa tra Modena e Bologna; la tradizione li vuole serviti in brodo ma non è difficile trovarli anche asciutti con un accompagnamento di panna o altri condimenti...
Al loro interno si trova mortadella, prosciutto crudo, Parmigiano Reggiano e lonza di maiale.
Sempre in zona possiamo facilmente trovare la versione maxi della celebre pasta ripiena, ovvero i Tortelloni preparati di solito con ricotta, spinaci e Parmigiano e serviti sopratutto al ragù o con burro e salvia.
Non proprio modenese ma sicuramente emiliane le sempreverdi Tagliatelle e anche le Lasagne.
Nella zona del Basso Modenese troviamo invece i Maccheroni al pettine, preparati con sfoglia di semola di grano duro e uova e serviti con del sugo di pesce ma anche verdure, formaggio e l’immancabile ragù.
Nei periodi invernali ideali sono i Calzagatti, polenta e fagioli nella versione contadina ma anche i Passatelli, realizzati con del pane secco grattugiato, uova e Parmigiano e serviti in brodo.
Difficile non pensare al Cotechino e allo Zampone e serviti cotti e generalmente con puré e lenticchie, piatti tipici del periodo invernale e specialmente natalizio.
Anche i bolliti che vengono accompagnati dalle varie salse sono un punto forte della cucina modenese.
Per non parlare poi dello Gnocco Fritto, che è una stuzzicante goloseria: un impasto di acqua, farina e strutto che viene fritto, preferibilmente nello strutto, sino a farlo gonfiare, poi servito bollente con salumi, lardo, formaggi e anche marmellate. Di solito viene servito assieme alle Tigelle o crescentine, dischetti di un pane particolare, cotti secondo la tradizione con le apposite piastre roventi, da tagliare e riempire con le stesse farciture dello gnocco. Per alleggerire queste prelibatezze, viene quasi sempre servito un pinzimonio di verdure.
Tipici, specie della zona collinare, sono i Borlenghi, preparati con un impasto semplicissimo, sono delle crepe molto sottili cotte su una speciale piastra e serviti con Parmignano e lardo.
E proprio i salumi sono grandi protagonisti, data l’altissima tradizione modenese; in primo luogo il prosciutto, anche se meno noto di quello della vicina Parma, ha ricevuto comunque il marchio DOP. I ciccioli, fatti di scarti del maiale, che possono essere gustati con le mani come fossero patatine; la coppa di testa che è un pregiato salume preparato con pezzi della testa del maiale; il culatello e il fiocchetto sono invece ben più magri e leggeri; tipica bolognese, ma ottima pure a Modena, è infine la mortadella. Caratteristici anche i vari tipi di salame, a lardelli fini o grossi, come nel classico ‘cacciatore’. Già citato parlando di gnocco e tigelle, il lardo o cunza è molto diverso da quello proprio delle zone di Colonnata, infatti a Modena è una sorta di pesto, un macinato bianco insaporito da aglio, sale e rosmarino creato appositamente per essere spalmato all’interno delle tigelle e lì fatto sciogliere delicatamente.
Da un semplice impasto di farina e acqua e a volte unendo anche strutto o burro si realizza facilmente un piatto indimenticabile per la sua semplicità e per il gusto interessante.
Sempre sul tema ci sono anche i ciacci, anch’essi diffusi in collina e nei rilievi, che vengono spesso preparati con farina di castagne.
Indiscutibile l’abbinamento con un vino: soprattutto il Lambrusco.
Anche per quanto riguarda i dolci tipici Modena delizia i palati con il Bensone, una ciambella senza buco ricoperta di zucchero, ideale per la colazione. Per il dopo pasto, invece, nonostante il nome, è nata proprio in Emilia la famosissima Zuppa Inglese, dessert rigorosamente al cucchiaio, fatto con savoiardi intinti nell'alchermes e farciti con crema pasticcera bianca e al cioccolato.
A carnevale, benché siano comuni in tutt’Italia, si mangiano le popolari Frappe e che altrove prendono i nomi di Chiacchiere o Sfrappole. Particolare è poi il dolce tipico delle colline, la Torta di Tagliatelle, che necessita un lungo lavoro per comporre la pasta frolla della base con la pasta sfoglia delle tagliatelle del ripieno e gli amaretti. Da Vignola proviene poi la torta Barozzi, un dolce al cioccolato piuttosto ricco di calorie, la cui ricetta è da sempre un segreto industriale. Dalle zone dell’Appennino giunge invece un particolarissimo Croccante morbido di mandorle avvolto a forma di cilindro.
A conclusione del pasto un buon liquore Nocino può essere la soluzione ideale.
Grande protagonista dei condimenti e della buona tavola è indubbiamente il Parmigiano-Reggiano DOP.
Benché il nome non renda giustizia alla città, pure Modena, assieme a Parma e Reggio Emilia, è sede ufficiale della produzione del più diffuso formaggio sulle tavole di tutto il mondo. Creato secondo la ricetta originale vecchia di nove secoli e disciplinata con rigore, in grandi forme rotonde, con diversi gradi di stagionatura, da 18 a 30 mesi, esso viene spezzettato e gustato sia da solo sia per rendere più sfiziosi primi e secondi piatti.
Tra le eccellenze non si può dimenticare di menzionare l’Aceto Balsamico, soprannominato anche "l’oro nero della città"; è un prodotto di indiscussa qualità, speciale per il sapore e il decennale lavoro richiesto per produrlo. Le prime notizie che lo riguardano risalgono almeno al 1046, in occasione del passaggio dell’Imperatore Enrico III a Modena; nel 1508 è noto che alla corte di Ferrara fosse diffusa la sua produzione.
La prima volta in cui si parlò di ‘balsamico’ fu nel 1747, nel registro delle vendemmie delle cantine ducali; di lì a poco, Napoleone, occupando Modena, avrebbe poi confiscato l’acetaia del Duca. Fondamentale per la codificazione delle tecniche di produzione fu anche l’apporto, nella seconda metà dell’Ottocento, dell’avvocato Francesco Aggazzotti, viticoltore, imprenditore agricolo e politico di Formigine.
Da allora, e specialmente negli ultimi anni, l’aceto balsamico avrebbe conquistato con la sua delicatezza agrodolce tutto il mondo, nonostante le numerose imitazioni.
A questo proposito bisogna fare una distinzione: l’Aceto Balsamico di Modena ha il riconoscimento IGP, è affinato per minimo 2 mesi e dopo 3 anni in botte è possibile denominarlo "invecchiato".
Mentre l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena (ABTM), è venduto in apposite boccette tondeggianti ed è il prodotto più pregiato. Viene prodotto da mosto d’uva cotto, dopo una lenta acetificazione derivata da naturale fermentazione e da progressivo lunghissimo invecchiamento in legni diversi senza alcuna aggiunta di sostanze aromatiche. Di colore bruno scuro, corposo e lucente e "sciropposo". Ha un profumo caratteristico e pungente, con un tradizionale sapore dolce e agro ma ben equilibrato. Viene venduto ad un prezzo comprensibilmente alto, date le modalità di produzione come ‘affinato’ dopo 12 anni di maturazione e come ‘extravecchio’ dopo 25. Di grande importanza anche l’età e la successione dei legni: rovere, gelso, ginepro e castagno, delle botti nelle quali viene travasato di anno in anno.
Date queste premesse sul sapore unico e la preziosità del prodotto, se ne usano appena poche gocce: ideale per condire le insalate, i fritti, il Parmigiano Reggiano, i risotti, i gamberetti o le fragole.
Il locale è raffinato e riservato, perfetto per ospitare cene aziendali e meeting di sicuro successo.
Il ristorante è aperto anche a pranzo ed è disponibile per un Business Lunch equilibrato e gustoso.
Il locale rimane aperto fino a tardi... anche per una cena improvvisata o per un buon piatto di pasta a mezzanotte tra amici.
Durante la bella stagione è possibile mangiare all'aria aperta nello spazioso dehors del ristorante, circondato dai pini e dai giardini di Milano Marittima.
E’ possibile riservare sale riservate per eventi privati o aziendali di sicuro successo:
Sala Cantina (Degusteria) 12 posti
Sala Compleanno (Vedo non Vedo) 12 posti
Sala Daytona (Con Camino) 40 posti
Sala Spada (Una Vita a 300 all'ora) 80 posti
Costituito da 27 ettari di pineta e dal 1963 è stato istituito per salvaguardare gran parte dell'ambiente naturale, rendendolo allo stesso tempo visitabile dai turisti e dai visitatori. Il Parco Naturale di Cervia è il posto ideale dove trascorrere una giornata serena immersi nel verde e circondati dagli aromi tipici delle pinete marittime e riscoprire profumi e suoni dimenticati, ristabilendo il giusto contatto con la natura. Non è un semplice parco ma una vera e propria oasi nel cuore di Milano Marittima che offre la possibilità di conoscere tanti animali, in particolare quelli tipici della fattoria, e di trascorrere un classico pic-nic all’aria aperta. E' disponibile un vero e proprio percorso botanico che indica varie essenze autoctone della pineta di Cervia. L'essenza arborea più rappresentativa è il pino domestico con la sua chioma ad "ombrello" che si differenzia dall'altro pino presente, il pino marittimo la cui chioma è invece "piramidale". Sono presenti anche le querce, il biancospino, l'olivello e il caprifoglio e piccole orchidee. Popolato da una ricca selezione di animali il Parco Naturale ha appoggiato la causa del ripopolamento delle specie autoctone, sia regionali che italiane. Si possono così ammirare all’interno del recinto della Vecchia Fattoria numerose varietà di: faraone, tacchini, polli, pecore, capre, conigli, cavalli, cervi, daini, asini e bovini, oltre alle più comuni razze ornamentali come i pavoni e i fagiani. Il Parco offre anche diverse attività, come i percorsi Avventura con le guide, l’Orto biologico e le passeggiate a cavallo.
La Salina di Cervia si estende per 827 ettari, in un parco naturale, porta sud del Parco del Delta del Po e da sempre riserva naturale di popolamento e di nidificazione per molte specie animali e vegetali. La salina è grande un terzo dell’intera estensione del comune di Cervia ed è costituita da oltre 50 bacini, circondate da un canale di oltre 16 chilometri, che consente all’acqua del mare Adriatico di entrare ed uscire dalla salina. La raccolta avviene nel cuore della salina, nei bacini chiamati rango e divisi in tre vasche, complessivamente lunghe un chilometro e larghe 453 metri. E’ qui che si forma e si raccoglie "l'oro bianco", in maniera artigianale, proprio come avveniva un tempo, ma con l’ausilio di un di nastro, trasportato da un trenino. L’uso di macchine per la raccolta risale al 1959 e da allora ogni anno da fine agosto a inizio settembre avviene il rito della cavadura, ovvero la raccolta del sale. L’acqua del mare viene fatta entrare dal canale immissario, che si trova a Milano Marittima, all’altezza della prima traversa e viene fatta circolare nei canali che percorrono l’intera area del territorio di Cervia. Di passaggio in passaggio l’acqua di mare viene fatta defluire, ed evaporare grazie all’azione del vento e del sole, infine concentrare in modo da formare il sale. Il sale quando viene raccolto è bagnato e molto pesante e il suo colore tipico, il rosa, deriva dalla presenza nei bacini salanti dell’alga dunaliella, ricca di licopene e betacarotene. L’acqua arriva nei bacini attraverso una lunga rete di canali circondariali. Dal canale immissario, che si trova al centro di Milano Marittima, entra l’acqua di mare nella salina, tramite un sistema di chiuse e di porte vinciane. Mentre dal canale che corre lungo l’asta del porto canale, quello emissario, accanto ai Magazzini del Sale, dove un tempo veniva stoccato il sale e alla torre San Michele, escono le acque della salina.
Il primo fu costruito nel 1691, adiacente alla Torre San Michele, per custodire il sale prodotto nella salina, per volere di Michelangelo Maffei, il Tesoriere di Romagna. Nel 1712 venne costruito il Magazzino Darsena dalla parte opposta del canale, per lo stivaggio del sale che aveva subìto una prima pulitura e asciugatura nel Magazzino Torre, e alla successiva opera di pesatura e sistemazione in sacchi destinati alla vendita. La salina, divisa in piccoli lotti, era lavorata singolarmente e in modo artigianale dai salinari, che rappresentavano la maggior parte della popolazione cervese. L’esigenza di conservazione del sale spinse gli amministratori Pontifici all’edificazione dei due grandi edifici lungo il Porto Canale di Cervia, proprio a tale scopo, il magazzino della Torre, poteva contenere anche 130.000 quintali di sale. Il sale raccolto dalla primavera fino a settembre veniva caricato su apposite imbarcazioni a fondo piatto chiamate burchielle e veniva trasportato nei magazzini, attraverso il Porto Canale, dove poteva essere conservato. Per facilitare i lavori di immagazzinamento, i due edifici erano tra loro collegati da un ponte di ferro. Nel 1959, in seguito all'introduzione di metodi di raccolta più tecnologici, ma anche a causa della diminuzione della domanda di sale, i magazzini persero la loro antica funzione e furono lentamente abbandonati. Tutto il complesso è stato poi adibito a museo ed è oggi una delle mete più visitate a Cervia.